Conosco uno, non famoso ma nemmeno ignoto. In macchina, in treno, in ufficio, pontificava. Non essendo ancora riuscito a convincere se stesso, aveva ogni giorno bisogno di fare teorie. Di tutti gli aforismi, devo dire, non ho cercato di mantenere memoria: in auto, annuivo; in viaggio, leggevo; al computer, navigavo. Una cosa, tuttavia, nel torpore che la sua compagnia mi procurava, mi è rimasta impressa. Diceva, questo pesante uomo accanto, che l'intelligenza è il limite e la virtù di chi la possiede. Risorsa e ostacolo. Pregio e difetto. Croce e delizia.
Ora, io conosco anche un'altra persona. E penso che, in effetti, se questa non riesce a scrivere. Se questa sta ferma ogni volta che pensa qualcosa. Se questa si avvicina alla pagina e scappa come qualcosa mordesse. Se questa prima di concedere diritto a un'idea ci pensa un mese. Se questa alla fine neppure ci riesce.
Allora, quell'altro aveva ragione.